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CINEFILI E CINEMONDI

 

Jean-Luc Nancy

 

Traduzione dal francese di Federica Cremaschi

 

 

Il cinéfilecinefilo senza ph, come sono io – si mette in fila per vedere un film al cinema. A volte sa quale film sta andando a vedere, altre volte non lo sa, e sceglie guardando i manifesti o gli articoli collocati nelle vetrine all’ingresso del cinema. Spesso ha sentito parlare di un film, o di svariati film. Molto spesso sa e dice a chi l’accompagna – perché il cinefilo senza ph si muove spesso in gruppo, o almeno in coppia – che «il film pare sia bello, divertente, intenso, angosciante». Il cinefilo senza ph attende la sua dose di emozione, di piacere, i suoi cento minuti passati sentendoli passare, sentendoseli scorrere davanti agli occhi come la superficie di un grande fiume coperto di iridescenze. Aspetta che gli sia mormorata nell’ombra questa grande confidenza – anche se il suono è molto forte, ma che appunto non deve esserlo troppo, perché possa trasportare l’immagine, e ad essa avvolgersi, poiché non si è lì per ascoltare, ma per sentir sfilare le visioni.

 

Il “passavedute” (fr. passe-vue) era il dispositivo che permetteva il passaggio da un’immagine alla successiva in un proiettore di diapositive. Il cinefilo senza ph assiste a questo passaggio di vedute. Si trova in una sorta di casa d’incontri, comunque in un luogo di passaggio, da cui si entra e si esce, che non è fatto per restare. Non è per studiare, né per stringere legami duraturi. Il cinéfile è l’opposto del cugino cinéphilecinefilo con ph.

 

Il cinéphile ha studiato cinema, lo conosce, lo declina e lo coniuga, lo traduce nelle diverse lingue, di matrice sociale, estetica, psichica o politica, ovvero tecnica o ludica, ottica o acustica, dinamica, metafisica. Il cinéfile non parla, a stento commenta i film: uscendo ripete quello che diceva entrando, che è un gran bel film, o che in fondo non è granché. Si è annoiato o si è divertito. Il cinéphile, invece, giudica, classifica, compara, individua le citazioni, i procedimenti, i processi, i modelli e le filiazioni.

 

Il cinefilo senza ph s’infila al cinema, quando può (e spesso non può), o davanti alla televisione, scorrendo i programmi specializzati della tv via cavo o la programmazione delle reti analogiche. Il cinefilo con ph abita al cinematografo, e da lì esce solo per scrivere e parlare di cinema in quanto arte, industria, idea pura.

 

Da ciò non voglio s’induca ch’io sia in opposizione al cinefilo con ph, anche se sono proprio l’opposto. Ma non è questo il punto, non è una questione di rivendicazione d’identità. Intendo piuttosto che una precisa identità non si attaglia ai due tipi di cinefilo, e che un cinéphile è in certa misura anche un po’ cinéfile, e un cinéfile presenta almeno qualche tendenza o velleità da cinéphile.

 

[…]

 

 

 
 

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